ECCO COME FUNZIONA E COME DEVE FUNZIONARE IL MERCATO DELLA SCOMMESSA IPPICA (E NON SOLO)
Como, 16 Marzo 2020

Nel corso della maratona televisiva di quattro giorni in occasione del Festival 2020 di Cheltenham presentato da Magners, ho fatto riferimento, più volte, al mercato della scommessa ippica, a come funziona nel Regno Unito e in Irlanda e a come non funziona, o funziona male, in Italia.
Cercherò di essere il più chiaro possibile.

Lo scorso Venerdì, ultima giornata del Festival, imperniata sul Magners Cheltenham Gold Cup Chase, Gr-1, 3m21/2f, per cavalli di 5 anni e oltre, con una dotazione di £ 625.000, ho insistito molto, e non so quanto sono stato capito, sull’andamento del mercato sul cavallo Al Boum Photo (FR) (c. b. 2008 Buck’s Boum), che poi ha vinto la corsa.
La sua quota continuava ad oscillare tra 3/1 e 100/30: so what? Dirà qualcuno di voi.
Mi spiego.

I bookmakers, i cosiddetti Big, quelli che ricevono scommesse al telefono e / o on – line, aprono i mercati sugli avvenimenti più importanti mesi e mesi prima e, il giorno della corsa, hanno già il libro ben delineato e possono operare, non dico in tranquillità, ma con del “fieno in cascina”.
Le quote che ciascuno di loro offrirà rifletteranno i volumi accettati nell’ante – post market.

Sull’ippodromo, gli altri bookmakers aprono le contrattazioni (nel caso del Festival di Cheltenham e di altri grandi Meetings) il mattino, una volta arrivati sul “luogo del delitto”.
Quei bookmakers hanno i loro libri completamente “vergini” e, spesso e volentieri, forzano quelle quote, offerte, in precedenza, dai Big, per poter incassare un po’ di fresca e iniziare a fare il loro libro.

Dovete sapere che oltre il 90% delle transazioni che si svolgono in UK e in Irlanda sono regolate dallo Starting Price, la quota dei cavalli in corsa, al momento dell’off, della partenza.
Una commissione di due o addirittura di quattro persone, dotata di particolari softwares, rileva le contrattazioni di un numero X di bookmakers su tutti i campi di corse, numero che diventa Y nel caso di riunioni importanti (i.e. Cheltenham).
Lo Starting Price di ciascun cavallo riflette le ultime transazioni di una certa rilevanza presso quei bookmakers che la commissione ha deciso di monitorare quel giorno.

All’ippodromo di Windsor, la commissione è nella sala stampa, e a Doncaster proprio a lato della sala stampa, e ho passato tanto tempo a vedere come lavorano, cercando di non essere sgamato.
Ho chiesto a questi signori, più di una volta, quali somme erano per loro rilevanti al momento dell’off per pubblicare lo Starting Price (S. P.) dei vari cavalli: sempre scena muta e li posso capire.

A questo punto s’inserisce il concetto di back office, di trading room, che i Big (non tutti), hanno.
Tempo fa Ladbrokes era la principale trading room, che oltre a lavorare per sé, lavorava anche per conto terzi.
Cosa fanno coloro che lavorano in quel Sacro Tempio?
Pubblicano le quote, anche per l’ante – post betting (ognuno di loro è specializzato in un settore sportivo, ma noi parliamo dell’ippica) e gestiscono il rischio, solo ed esclusivamente in base al loro libro.
Di quello che accade presso altri bookmakers non tengono conto, se non come informazione generale.

Se voi vi collegate a www.oddschecker.com potete notare enormi discrepanze di quote, con sbalzi addirittura tra 7/4 e 11/4.
I bookmakers, spesso e volentieri, hanno opinioni, opinioni strong, forti, diverse, sulle chances di vittoria dei vari cavalli (la quota traduce in numeri e in frazioni le percentuali di vittoria teoriche che ciascun cavallo possiede, sulla carta).

In Italia tutti copiano, all’ultimo momento, da oddschecker.com, senza avere nessuna opinione sul punto; le variazioni di quota non riflettono il mercato Italiano, ma quello Inglese e/o Irlandese e questo è l’errore più marchiano che commettono i nostri traders.
Se io fossi il capo di una trading room vieterei ai mei sottoposti l’uso del computer o, meglio, bloccherei loro l’accesso al mercato Inglese e / o Irlandese, dopo aver pubblicato le quote, costringendoli a fare il loro libro.
Farei di più, vieterei l’accesso ai movimenti su Betfair, assolutamente irrilevanti per il mercato Italiano.
Addirittura si dice che chi (alcuni) investe i propri denari presso i concessionari nostrani non deve essere “servito” in modo che possa fare hedging, coperture, su Betfair, operazioni peraltro vietate, ma nell’era della globalizzazione e d’Internet (con l’accento sulla seconda e), impossibili da fermare.
Al concessionario devono interessare i movimenti che i propri clienti fanno, non altre operazioni che, eventualmente, riescono a mettere in piedi in barba alla legge (sono fatti loro e solo loro).

Nel corso del cosiddetto “durante”, che incomincia al mattino e finisce al momento dell’off, su quel mercato, in UK e in Ire, sono avvenute migliaia e miglia di transazioni e ogni bookmaker, con l’occhio al libro dell’ante – post market, si è comportato di conseguenza.

Le trading rooms, cioè tutti i back offices dei Big, hanno lavorato incessantemente, per cercare di ottenere una quota dello Starting Price, la più vantaggiosa possibile per le loro scoperture (che arrivano, in media, a £ 400 / 500.000 per cavallo e anche più nei grandi meetings).
Come ho detto e ripetuto tante volte, anche in questo articolo, il 90% e oltre delle transazioni in UK e in Ire sono regolate allo Starting Price.
In che modo i back offices lavorano con i vari campi di corse?
Mandando su quei campi, una volta in modi piuttosto rudimentali, tanto denaro quanto serve ad influenzare la quota del cavallo A o del cavallo B, in genere del favorito; questo denaro lo distribuiscono presso i vari bookmakers presso i quali intrattengono rapporti di conto corrente.

Una volta ciascun bookmaker sugli ippodromi o, meglio quelli rappresentati sul cosiddetto rail, la sbarra che divide il settore dei Members da quello della “canaglia”, aveva un signore in camice e guanti bianchi che con il linguaggio del Tic – tac, comunicava le informazioni necessarie che provenivano dal ring e smistava il denaro, con lo stesso sistema, dai bookmaker che operavano (e che operano) nel settore secondario.
Oggi le trading room usano i loro laptops per fare ciò.

13 Mar 1997: Bookmakers at work during the Cheltenham Festival on Gold Cup Day. Mandatory Credit: Julian Herbert /AllsportBookmakers at work during the Cheltenham Festival

8th May 1948: Tug Wilson demonstrating tic-tac, a sign language used to convey information between race course bookmakers. This gesture means ‘odds on’. Original Publication: Picture Post – 4552 – Money Talks Through Tic-Tac – pub. 1948 (Photo by Bert Hardy/Picture Post/Hulton Archive/Getty Images)Tug Wilson demonstrating tic-tac, a sign language used to convey information between race course bookmakers. This gesture means ‘odds on’.

CHELTENHAM, ENGLAND – MARCH 14: (EDITORS NOTE: This image was processed using digital filters) A bookmaker during the festival meeting at Cheltenham racecourse on March 14, 2017 in Cheltenham, England. (Photo by Alan Crowhurst/Getty Images)A bookmaker during the festival meeting at Cheltenham racecourse.

Nota bene: la legge impedisce ai bookmakers di lavorare sul territorio Britannico, tanto è vero che stanno appoggiati a cestini della frutta vuoti, rialzati da terra.

Lingfield Racing X

I Big, negli uffici (telefono e on – line) e nelle sale corse, Venerdì scorso, erano bombardati dal denaro sul Al Boum Photo e continuamente mandavano fresca sul campo e la quota del cavallo scendeva da 100/30 a 3/1.

I bookmakers in loco forzavano nuovamente la quota a 100/30 e altro denaro arrivava su loro libri dai back offices.
E così via.
Naturalmente le quote degli altri cavalli subivano questo via vai sul favorito.

Gli operatori sul campo come si comportano oggigiorno?
Una volta speravano in Dio, che cioè il favorito perdesse, perché il loro movimento, in massima parte, era costituito dalla fresca che arrivava dai vari back offices (ma lo è ancora oggi: senza quelle operazioni chiuderebbero tutti).
Da tempo cosa fanno?
Elementare Watson.
Nell’ultimo minuto, se del caso, riversano il loro denaro su Betdaq, una marca di exchanges, coprendosi a loro volta.

I back offices non sono riusciti a tenere a 3/1 la quota di Al Boum Photo fino alla formazione dello Starting Price perché i bookmakers a Cheltenham, in finale, in prossimità dell’ultimo fixing (il durante si chiude al momento dell’off appunto con lo Starting Price), accettano anche somme rilevanti, ma si coprono a loro volta e possono reggere 100/30 (questo è stato l’S.P. di Al Boum Photo).
Spero di essere stato chiaro.

C’è un altro aspetto, molto, molto importante da considerare: i brokers che, in Italia, misteriosamente, sono vietati.
Il Regno Unito e l’Irlanda sono pieni di brokers di scommesse, che sono registrati in appositi albums e che pagano le tasse sulle commissioni che ricevono.

Gli High Rollers (parlo di quelli super – top) non operano in proprio, non accendono RAPPORTI DI CONTO CORRENTE, FIDUCIARI, A CREDITO, con i Big, per investire il loro denaro: utilizzano i brokers.
A quel punto i vari brokers che, a loro volta, hanno RAPPORTI DI CONTO CORRENTE, FIDUCIARI, A CREDITO, con tutti i Big, e non Big, del mondo intero, si muovono per “accomodare” i loro clienti al meglio.
Per il Calcio, per le scommesse da uno, due e anche più milioni di Sterline, i brokers si appoggiano a bookmakers dell’Estremo Oriente, perché quei mercati muovono cifre che uno non riesce nemmeno ad immaginare.
Ma anche quei bookmakers si rivolgono a exchanges, più o meno regolari (perché per esempio fanno concorrenza al Jockey Club di Hong Kong), e la musica continua: tutti sono felici e tutti possono fare, se lo ritengono opportuno, operazioni di hedging, di copertura, naturalmente creando un effetto churn, un effetto volano, colossale.

Impiegati e funzionari dei vari back offices e brokers lavorano 24/07, o giù di lì, e sono molto, molto, molto acculturati sulla materia che trattano (cavalli, cani, calcio, tennis, etc.).

Ripeto, gli analisti, gli odds – compilers, coloro che elaborano le quote – a volte sono gli stessi analisti – coloro che gestiscono il rischio, hanno delle very strong opinions, delle opinioni molto forti, che possono essere giuste o sbagliate, ovviamente, ma che divergono enormemente tra loro, spesso e volentieri.

Cheltenham Festival 2016

Da ultimo: la pratica piazzati.
In UK & Ire, da sempre, nelle corse a Handicap, da 16 partenti in su, i bookmakers pagavano quattro piazzati a 1/5 della quota del vincente e da 23 cavalli in su, cinque piazzati, a 1/4 della quota del vincente.
Da tempo i bookmakers si fanno una concorrenza spietata e, spesso e volentieri, offrono fino a 7 piazzati, a 1/5 della quota del vincente, anche in corse numerose, ma non a Handicap.
Di conseguenza i margini degli stessi bookmakers sono diventati very, very skinny, molto magri, ma i mercati sulle corse dei cavalli sono utilizzati per strappare clienti alla concorrenza cui vendere altri prodotti.

La scommessa, a quota fissa, solo piazzata, non ha senso e deve essere collegata alla quota del vincente, ad libitum di ogni concessionario, parlo dell’Italia.
Così come sono le quote dei piazzati sono elaborate a caso e non hanno il minimo senso.

Se avete avuto la bontà di seguirmi fino a qui spero abbiate capito due cose fondamentali: 1) basta parlare di gioco sulle corse dei cavalli, ma parlare d’investimenti su quei mercati, come avviene per gli investimenti mobiliari (borse per i titoli azionari, per le commodities, per le merci e per le valute), 2) vi ho spiegato come funziona e come deve funzionare il mercato delle scommesse, soprattutto quelle ippiche, e come non funziona in Italia, causa il controllo statale, che imbavaglia quella che potrebbe essere l’iniziativa dei cosiddetti concessionari nostrani.

Newmarket Races

Detto ciò, se facitori di leggi, funzionari ministeriali, operatori si convertiranno al linguaggio appropriato, sarà difficile bloccare la pubblicità di questi mercati.

Tutti i giorni, su tutti i giornali, leggiamo le quotazioni di tutte le borse del mondo: perché non possiamo leggere i prezzi dei vari titoli sul mercato delle scommesse dei cavalli purosangue e trottatori?
Anche dal punto di vista giuridico tutti quei mercati sono regolati allo stesso modo.

E diventerà impossibile chiedere ai cittadini Italiani, investitori sui mercati delle scommesse, nome, cognome, indirizzo, codice fiscale, numero del conto corrente bancario o postale, numero delle scarpe, etc., ghettizzandoli tra i “cattivi”, tra gli “zanza”, si direbbe a Como.
Quelle stesse persone saranno elevate, come devono essere, al rango d’investitori su mercati piuttosto aleatori, come sono gli altri mercati, né più né meno e, naturalmente, qualsiasi cittadino del mondo, se i prezzi dei prodotti offerti saranno concorrenziali, potrà investire sui nostri mercati.
Perciò dico ai traders Italici: studiate e studiate molto, formatevi una vostra opinione sulla materia che trattate.
Il vostro è un mestiere particolare: senza la passione non si va da nessuna parte.
E ricordatevi una cosa tutti: il mercato delle scommesse sportive è statico, quello ippico è super – dinamico, per questo richiede attenzione 24/07.

Restare inchiodati al blocco statale, al betting di Stato, significa continuamente sottrarre denari al bene e alla causa comune, attingendo, per l’ippica, sempre di più alle tasche dei cittadini Italiani, la cui fresca, i readies, come si dice in Inglese, dovrebbe essere spesa meglio e per altre cause.

Ho tralasciato il problema del riciclaggio di denaro a mezzo scommesse ippiche, perché è una vera “bufala”: nessuno al mondo si sogna di impedire scommesse, anche rilevanti, in fresca, per la possibilità della “lavanderia”.

Il mio motto è sempre stato “capire e poi copiare”.
Ahimè, nessuno lo segue.

Stay with us.

Carlo Zuccoli

P. S. Il Mipaaft sta facendo un ottimo lavoro con l’acquisizione dei diritti Tv e per le scommesse per i grandi eventi Internazionali, ma se il sistema scommesse continuerà a restare ingessato, ben pochi saranno i vantaggi per l’ippica Italiana e quei lilleri che il Ministero spende saranno solo lilleri gettati al vento.

Capire e poi copiare: forza Mef – Agenzia delle Dogane, non è difficile.

C. Z.

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